Flat tax, Alberto Mingardi spiega cosa non va nella proposta in campo e perché non si farà in questa intervista a QN
Come valuta la querelle Lega-5Stelle sulla flat tax?
Questo e un governo di giocolieri, bravissimi, che fanno la gara a chi riesce a tenere in aria più arance – avvisa Alberto Mingardi, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni -. Nessuno pensa veramente di cambiare il sistema fiscale in Italia e fa un po’ sorridere che si parli di un’operazione complessa e politicamente costosa come il riordino delle fax expenditures. La Lega dissotterra l’ascia della fiat tax solo per evitare di avere nemici a destra: per infliggere l’ultimo colpo a una già claudicante Forza Italia, dimostrando di avere un capo giovane che può far proprio il cavallo di battaglia del vecchio alleato. I 5 stelle recuperano le critiche alla flat tax della vecchia sinistra per provare a presidiare quell’arca.
Dunque. tutta una manfrina elettorale? Eppure, la Lega insiste sulla flat tax.
Facciamo una piccola battaglia a favore della chiarezza: se ha più aliquote o scaglioni, non è una flat tax. Una flat tax ha per definizione una singola aliquota. Vi è poi una soglia al di sotto della quale non si pagano imposte, una no tax area, che può essere più o meno ampia, e si possono immaginare meccanismi di integrazione del reddito per citi chi le tasse non arriva a pagarle. Ora, posto che la proposta della Lega è tutt’ora molto nebulosa, possiamo già dire che no, in essa non ci sono i vantaggi propri della formula, perché non è una fiat fax, ma un riordino del sistema che abbiamo, nel quale la progressività è garantita dagli scaglioni e non invece (come avverrebbe con una fiat tax) dalla no tax area.
Quali sarebbero i vantaggi della flat tax che non ti ritrovano nella proposta della Lega?
Primo, si semplificherebbe drasticamente il sistema fiscale. La semplicità non è solo questione d’aliquote, d’accordo, ma la scelta di puntare su una singola aliquota implica un radicale ripensamento del sistema di detrazioni e deduzioni. Secondo, l’avere una aliquota sola incentiverebbe le persone a essere più produttive, a lavorare di più, a cercare impieghi più remunerativi per il loro tempo: perché al crescere del reddito (per esempio, se incomincio una nuova collaborazione o se faccio degli straordinari) crescerebbe l’ammontare di quattrini che lo Stato incamera, ma in valore assoluto e non percentualmente. Una settimana ili lavoro in più tassata esattamente come le precedenti, indipendentemente dal mio reddito.
Ritiene che si arriverà a settembre con qualcosa di più concreto o siamo di fronte a fumo propagandistico?
Penso che stiamo solo consumando le parole: flat tax, che era, piacesse o meno, un’idea per la politica italiana, ora è già uno slogan consunto. Vediamo quale sarà il prossimo. Non credo succederà nulla. In parte perché lo stile di questa leadership è tutto fumo, in parte perché rischiamo di essere presto in emergenza finanziaria. E in quel momento purtroppo gli scaglioni dell’imposta sul reddito saranno l’ultimo dei nostri problemi.
Come dovrebbe essere la fiat tax secondo la vostra proposta?
L’Istituto Bruno Leoni aveva proposto un’aliquota del 25% per tutte le imposte principali, con la contestuale eliminazione di alcune imposte come Irap c Imu. La pressione fiscale sarebbe stata spostata dalle imposte dirette alle indirette, eliminando le distorsioni, e la progressività del sistema fiscale sarebbe stata garantita attraverso la no tax area e un sistema di sostegno agli incapienti, che noi chiamavamo minimo vitale. L’obiettivo era riportare la pressione fiscale al 39% del Pil: ai valori di inizio anni Duemila, non del 1861. Era una riforma ambiziosa con un obiettivo realistico. Purtroppo il fatto che una riforma sia realizzabile la rende invisa a chi pensa non in termini di cose da fare, ma di slogan.
Claudia Marin, Quotidiano Nazionale 11 aprile 2019