Caos rifiuti: il bonus contro l’assenteismo è una pessima idea. Penalizza i volenterosi e favorisce i furbetti. La via maestra sarebbe una sola: concorrenza. Altrimenti, tanto varrebbe assumere i cinghiali…
Se non sembrasse una barzelletta ci sarebbe di che preoccuparsi. O forse c’è veramente da rimanere interdetti alla notizia dell’accordo raggiunto tra Ama, la municipalizzata romana per la raccolta dei rifiuti, e i sindacati interni. L’azienda, spaventata dalla massa di rifiuti che continua ad ingombrare Roma e dall’approssimarsi delle festività natalizie, ha infatti concesso un premio di produttività a chi non si ammala, o meglio, a chi, visti gli inspiegabili tassi di assenteismo nei giorni festivi, quantomeno non pretendere di essersi ammalato.
Bonus per chi va al lavoro
Nel periodo compreso tra il 22 novembre e il 9 gennaio, infatti, esclusi i riposi e i giorni festivi, chi sarà sempre al lavoro avrà un bonus di 360 euro lordi, chi rimarrà assente 3 giorni, 260 e per quelli che non supereranno i 5 giorni (che su un totale di poco più di 30 giorni lavorativi sono comunque il 15% del totale), 200 euro. Società e rappresentanti dei lavoratori hanno concordato un premio aggiuntivo in caso di totale pulizia delle strade dell’Urbe (si, ciao core, e chi decide quando sono totalmente pulite?) o quanto meno di diminuzione del tasso di assenteismo del 10% rispetto ai mesi di settembre ed ottobre 2021.
E qui siamo veramente al surreale, perché implicitamente si ammette che anche rispetto a mesi dove ci si ammala di meno, in inverno si può essere più presenti al lavoro, basta un piccolo sforzo (remunerato). Orbene, è probabile che i datori di lavoro che hanno sottoscritto l’accordo non se ne siano resi ben conto, ma hanno messo in piedi un sistema di incentivi mostruosamente distorto. Le maestranze, difatti, hanno capito che per l’azienda e praticamente impossibile accertare chi è sul serio malato e chi ci marcia è dunque per assicurarsi una presenza regolare si deve pagare di più.
Cosa farebbe un homo oeconomicus razionale?
Cosa farebbe un homo oeconomicus razionale? Semplicemente, finito il primo periodo di bonus, comincerebbe a marcar visita anche quando non ce n’e bisogno non solo perché fiducioso dell’impunità ma anche giacché sa che, di fronte al ricorrente disastro di montagne di immondizia, condito da gabbiani in picchiata in cerca di sorci e di famigliole di cinghiali che fanno il pic-nic a Villa Borghese, la dirigenza di Ama, il cui proprietario è il Comune che ha come azionisti gli elettori inferociti, molto probabilmente riproporrebbe un’altra tornata di bonus, magari con l’avvicinarsi di Pasqua.
L’arte de scansarse
Inoltre, con che credibilità si potranno proporre accordi che premiano la produttività individuale o gli straordinari quando i dipendenti volenterosi che lavorano meglio diventerebbero dei fastidiosi granelli nel meraviglioso ingranaggio e perciò sarebbero malvisti dai colleghi? In altre parole, si è creato un meccanismo che incentiva quello che la letteratura economica chiama skirting, ovvero “l’arte de scansarse”. La via maestra sarebbe una sola: concorrenza. Gare pubbliche in cui ci si misura su qualità del servizio e prezzi, senza monopoli o rendite di posizione e con penalità (tipiche di un qualsiasi contratto che si rispetti) per chi promette e non mantiene. Altrimenti almeno si assumano i cinghiali: sono in grado di fare dei bei re-pulisti e non si ammalano mai.
Alessandro De Nicola, La Stampa 21 novembre 2021